Modello Ontologico Trasformazionale
Il linguaggio è generativo:
crea la realtà e modella il futuro.
La EEC propone e utilizza il modello Ontologico Trasformazionale che ha come base teorica la filosofia costruttivista, la filosofia del linguaggio e la biologia della conoscenza.
Inizialmente strutturato da Fernando Flores è stato arricchito in seguito da Jim Selman, Rafael Echeverria e Julio Olalla, grandi coach contemporanei.
Il nucleo centrale di questo modello risiede nell’idea che per aiutare qualcuno a raggiungere le proprie aspirazioni è necessario porsi la domanda sul significato di essere un essere umano, secondo il filosofo tedesco Martin Heidegger questa è la domanda ontologica.
Il coaching ontologico, seguendo Martin Buber, considera gli esseri umani come esseri che conversano.
L’essere umano si costituisce nelle conversazioni che mantiene con gli altri e con se stesso. Nelle conversazioni troviamo le chiavi per comprendere meglio come siamo, perché abbiamo determinate difficoltà, qual è la radice delle nostre allegrie e delle nostre sofferenze e come possiamo, eventualmente, aprirci ad una vita di maggior senso e appagamento.
Il linguaggio, come segnala Wittgenstein, definisce e delimita una forma particolare di vita.
Un contributo decisivo a questa corrente di pensiero ci viene dal filosofo del linguaggio J. L. Austin che sostiene che il linguaggio, lontano da essere passivo e descrittivo, è attivo e generativo.
Attraverso le nostre conversazioni trasformiamo il mondo e creiamo nuove realtà.
Le conversazioni partecipano alla costruzione della nostra identità, alla formazione delle nostre relazioni personali e alla creazione di possibili futuri diversi. Dato il carattere attivo e generativo del linguaggio come esseri umani siamo in un processo di trasformazione permanente.
Altro fondamentale presupposto di questo modello è che tutti gli esseri umani danno senso a ciò che capita in un modo unico. Il comportamento di ognuno di noi è determinato dal senso che diamo a ciò che capita e a ciò che ci capita. Tuttavia noi crediamo di osservare ciò che c’è e non riconosciamo che questo modo di osservare è condizionato dal tipo di osservatore che ognuno di noi è.
Uno degli obiettivi più importanti del coaching ontologico consiste nel dissolvere gli ostacoli che oggi non ci permettono di ottenere i risultati che desideriamo attraverso la trasformazione dell’osservatore (da qui il termine trasformazionale). Se non modifichiamo il tipo di osservatore che siamo ci saranno cose che per noi saranno impossibili da realizzare.
Il modello ontologico trasformazionale ritiene quindi che noi possiamo modificare il nostro modo di osservare utilizzando il nostro modo di conversare.
Per questo i nostri corsi si basano essenzialmente sul trasmettere un insieme di competenze conversazionali, che permettano di indagare ed di intervenire sul tipo di osservatore affinché possa raggiungere ciò che desidera raggiungere.
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Il programma si sviluppa su tre livelli ed è strutturato in modo da garantire ai partecipanti la possibilità di accedere a tutti i percorsi per l’ottenimento delle credenziali individuali presso ICF: Portfolio ACSTH e ACTP.
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